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Proposta di Riabilitazione Sociale dei Senzatetto a Beneficio dei Settori Geostrategici Nazionali

Inicio de nueva invención para rehabilitar a la gente en situación socioecológica en el país de manera beneficiosa para el desarrollo económico de los sectores mundialistas

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La seguente proposta mira a risolvere il problema dell’alto numero di persone senza fissa dimora sul territorio nazionale fornendo loro un’abitazione e un lavoro retribuito presso un servizio che abbia valore geostrategico di rilievo nazionale.

L’idea è quella di analizzare le principali condizioni delle persone senza fissa dimora in Italia ed i luoghi ove queste si concentrano per trovare una soluzione alla questione che tenga conto sia delle capacità che queste persone possono offrire che dell’investimento futuro che possono rappresentare.

I dettagli del progetto con una sua descrizione accurata, i dati a cui si fa riferimento per le risoluzioni, la sua fattibilità, le sue motivazioni e la sua copertura finanziaria, insieme alle soluzioni dei possibili problemi che possono sorgere o delle controversie che potrebbero essere generate sono di seguito esposti.

  1. Contesto, dati e motivazioni.

Nel 2021, In Italia, vivevano senza dimora ben 96.197 individui1, circa 160 ogni 100.000 abitanti. Questa popolazione ha avuto una forte crescita2 nell’ultimo decennio a causa del prolungato periodo di crisi successivo al crollo finanziario del 2008, da cui il nostro paese ancora non si è completamente ripreso. Nello specifico, questo aumento è stato di difficile monitoraggio, per via dell’irregolarità dei senzatetto, ma l’ultimo censimento è riuscito a dare le cifre del fenomeno comune per comune.

Grazie ai dati raccolti, possiamo avere un’idea del contesto e della popolazione statistica in questione. Ciò che salta subito all’occhio è l’evidente differenza di genere tra i senzatetto, in cui ben il 67,9% delle persone in questione sono uomini. A livello di area geografica, la differenza di genere minore è nelle regioni peninsulari del sud, dove si raggiunge la quota di 33,2% di femmine senzatetto, neanche un terzo del totale. Questa differenza è probabilmente legata in maniera estremamente rilevante alla realtà del matrimonio in Italia, che ha visto un sensibile aumento dei divorzi3 dal 2015 in poi, di cui la maggior parte consensuali presso lo stato civile ma anche in gran parte giudiziali nei tribunali. Ciò, legato al fatto che gli affidamenti4 dei minori, quindi il forte favore economico, spetta nella grandissima maggioranza alle donne (84,26% degli affidi esclusivi sui 47.364 affidi totali nel 2018) spiega lo sbilanciamento di genere a base legale, a favore quasi esclusivamente femminile. Come conferma di questa teoria, c’è il fatto che si nota una minore disparità nelle regioni del sud, dove i matrimoni tendono ad avere una maggiore stabilità.

Altro dato rilevante è che il 63,19% della totalità dei senzatetto si trova nel nord-ovest del paese o nel centro5, specialmente nelle aree più urbane e densamente popolate. Particolari casi sembrano essere quelli di Milano e Roma, fulcri del fenomeno e prime due città italiane per persone senza fissa dimora, che raccolgono la stragrande maggioranza dei casi della loro regione (8.545 a Milano sui 16.346 totali in Lombardia e 23.424 a Roma sui 24.053 del Lazio, addirittura il 97,38%). Le due città sono seguite con numeri decisamente inferiori da Palermo, Torino e Firenze, che rappresentano situazioni simili, ma appare comunque evidente che le grandi aree metropolitane siano più ospitali verso queste persone grazie a servizi quali quelli basati sul volontariato e in particolare per la distribuzione gratuita di cibo. Nel sud, le concentrazioni maggiori sono perlopiù in Campania e Puglia, che contano rispettivamente 7.818 e 7.657 senzatetto sparsi sul loro territorio.

Riguardo a istruzione e origine di questi quasi centomila individui, si deve considerare il fatto che i due terzi di loro non possiedono certificazione superiore alla licenza media6 e che il 76% di loro vivono in condizioni di solitudine. Le loro origini sono variegate, ma si tratta perlopiù di italiani, per il 40,5% e di africani, per il 33,3% (di cui circa la metà senegalese), seguiti dagli europei dei paesi UE, cioè il 13,2%, e gli europei de paesi extra-UE, che equivalgono al 2,5% del totale. Si può dunque trarre da questi dati il fatto che questa popolazione “nascosta” è composta perlopiù da persone che hanno almeno una certa dimestichezza con l’italiano e che praticamente tutti possiedono una certa preparazione scolastica, anche se minima.

I dati dicono anche, però, che le fasce d’età dei senzatetto sono relativamente sbilanciate, con i minorenni che rappresentano solo il 13,5% del totale, seguiti dalla fascia 18-34 anni, con il 24,2% del totale. Il grosso è dunque rappresentato dal gruppo di persone tra i 35 ed i 54 anni, che con il suo 33,4% sommato al 28,9% di coloro che hanno 55 anni e più comprende una netta maggioranza del gruppo. Possiamo dunque comprendere che si tratta perlopiù di persone in età lavorativa, neanche particolarmente vicine all’età da pensionamento. In pratica, sono per una grande maggioranza in grado di lavorare.

Ovviamente, per stessa natura dell’esserlo, i clochard vivono in condizioni di pessime dal punto di vista igienico-sanitario, trascurando la propria cura ed esponendosi a rischi legati alla scarsa igiene, ma non meno preoccupanti sono gli elevati consumi di alcol e droghe (di cui quantità e tipi dipendono fortemente dai prezzi del mercato e dalla disponibilità locale) per far fronte ai numerosi problemi psicologici derivanti dallo stress che subiscono senza tregua quotidianamente.

  1. Obiettivi del progetto.

Vista la precaria situazione di degrado in cui vivono quasi centomila abitanti e ai problemi sociali ed economici conseguenti all’assenza di adeguate contromisure del Governo, risulta molto chiaro che vi sono determinate problematiche a cui lo Stato, secondo le direttive della Costituzione, deve ed è in grado di prendere provvedimenti con una quantità proporzionata di investimenti e progetti.

Al fine di garantire sia il rispetto personale dei senzatetto e la garanzia dei loro diritti costituzionali (specialmente alla pari dignità sociale, disposta dall’articolo 3 del testo) sia di un guadagno futuro da questo investimento, in modo da motivare in maniera continua politici e opinione pubblica a sostenere il progetto, si possono delineare i seguenti obiettivi:

A.    Schedare i senzatetto presenti sul territorio.

B.     Trovare un domicilio a tutti i senzatetto.

C.     Fornire assistenza sanitaria agli ex-senzatetto.

D.    Fornire assistenza psicologica ai senzatetto.

E.     Reintrodurre gli ex-senzatetto al lavoro.

F.      Permettere agli ex-senzatetto di raggiungere stabilità ed indipendenza economica tramite il lavoro.

G.    Collegare il posto di lavoro degli ex-senzatetto ad un settore geostrategico nazionale.

Questi obiettivi, elencati in ordine di priorità, spiegano in breve gli scopi del progetto. Come esposto, la priorità assoluta è quella di schedare i senzatetto in questione, al fine di far comprendere fin da subito alla dirigenza incaricata della messa in atto della proposta quanti siano gli individui in questione da aiutare e quali siano i mezzi proporzionalmente migliori per farlo. In secondo luogo, è necessario fornire una residenza immediata a queste persone, in modo che né la loro cura abbia effetti temporanei molto negativi su strutture pubbliche già fortemente occupate dai servizi di routine né debbano loro continuare ad essere esposti alle intemperie e al degrado della vita da clochard.

Se durante questa prima fase avrebbero già ottenuto un adeguata assistenza sanitaria in grado di ripristinare buona salute fisica e mentale, dovrebbero poi essere reintrodotti al mondo del lavoro. Questo può risultare piuttosto facile, considerando che la maggior parte di loro non ha determinate competenze lavorative e dunque può colmare una vasta gamma di lavori i cui posti sono vaganti in Italia.

In tertis, si può dire che ci sono ottimi motivi per legare questo loro nuovo lavoro ai settori geostrategici sul piano nazionale, a partire dal fatto che, se dovessero diventare lavoratori stabili di un’industria strategicamente rilevante, lo Stato avrebbe una forte motivazione in più per tutelarli e preoccuparsi delle loro condizioni. Inoltre, se dovessero aderire a questo settore dell’economia, l’investimento che avrebbe fatto il Governo al fine di migliorare le loro vite sarebbe sicuramente ripagato ed il guadagno netto a lungo termine supererebbe di gran lunga i costi dei primi investimenti (come dimostra il successo finlandese in materia)7-11. Ulteriore motivazione sarebbe quella per cui, dato che l’importanza strategica del settore porta per sua natura stipendi relativamente copiosi, gli ex-senzatetto sarebbero sensibilmente spronati a spendere, quindi a rafforzare con mezzi pecuniari l’economia della nuova comunità in cui vivranno, aumentando ulteriormente la loro qualità di vita. Appare quasi inutile sottolineare che, inoltre, il potenziamento di settori geostrategici aumenterebbe la rilevanza geopolitica sul piano internazionale e poterebbe giovamenti alla Nazione intera.

  1. Proposta di Soluzione.

Al fine di raggiungere dunque questi obiettivi e risolvere le problematiche nel loro particolare ed unico contesto, si potrebbe ipotizzare la costruzione di centri residenziali di qualità nei quali garantire un alloggio ai senzatetto. Ciò dovrebbe accadere anche prima della schedatura degli individui in questione, basandoci quindi sui dati ISTAT già di pubblico dominio, in modo da poter velocizzare esponenzialmente il tempo di attesa per ricevere un luogo dove dormire una volta completata la regolarizzazione dello status legale e amministrativo. Per questo motivo, la costruzione di tali centri sarebbe fatta tenendo conto di posti letto per eccesso, nel caso (relativamente improbabile) in cui il numero finale di persone senza fissa dimora a cui fornire alloggio si riveli maggiore rispetto alle stime. Ulteriore motivo per costruire tenendo conto di stime per eccesso sarebbero eventualità imprevedibili o ragioni socioeconomiche estremamente avverse verso determinati individui, quali catastrofi naturali o estrema povertà dovuta a fattori collaterali o imprevedibili (come, ad esempio, licenziamenti di massa nell’industria energetica a causa della transizione ecologica).

Relativamente vicino a questi centri e coperti da sufficienti servizi di trasporto pubblico, vi sarebbero le principali sedi ove lavorerebbero gli ex-senzatetto. Vista la formazione professionale e accademica della maggioranza di questi individui, si tratterebbe perlopiù di servizi permanenti di logistica, manifattura particolare, impieghi nel settore secondario e altre occupazioni strettamente legate ai punti di forza del piano geostrategico italiano sul lungo termine o sul loro rafforzamento. Nel punto successivo sono descritte quelle che saranno le principali caratteristiche dei centri in rapporto alla loro funzionalità.

Prima di ricevere l’assegnazione del proprio alloggio, tutti dovranno essere sottoposti ad esami medici approfonditi, con conseguenti analisi di urina e sangue da parte di laboratori pubblici o privati convenzionati con il Governo. A seguito della prima visita, verrebbe loro consegnata la chiave del proprio appartamento, già arredato, con elementi basilari per l’igiene personale (necessario per la pulizia dei denti, disinfettanti, abiti puliti della propria taglia, necessario per lavarsi ecc.) e con 5 MRE (Meal Ready-to-Eat, cibo razionato di semplice produzione a lunga conservazione contenente una quantità più che sufficiente di nutrienti necessari all’organismo, usato principalmente in ambiti militari e paramilitari) da 3 pasti a persona.

Una volta passato il tempo necessario alle analisi, verrebbero richiamati per una seconda visita medica che interpreterebbe e comunicherebbe loro i risultati, le eventuali conseguenze e dichiarerebbe la loro abilità o inabilità (temporanea o permanente) al lavoro o a determinati tipi di lavoro. Dal momento che la maggior parte dei senzatetto in questione ha passato un tempo considerevole vivendo in condizioni igienico-sanitarie molto pessime, è altamente probabile che moltissimi dovranno seguire un percorso di guarigione. Tuttavia, come conferma l’istituto nazionale statunitense NCBI12, anche se una minoranza è affetta da malattie difficili da gestire, quali malattie degenerative delle articolazioni o malattie veneree, la maggior parte delle patologie è facilmente curabile. Principalmente, chi vive per le strade tende a contrarre infezioni, infestazioni parassitarie, vari problemi alla pelle, complicazioni ai vasi sanguigni ed è spessissimo soggetti a malnutrizione. Entro pochi mesi, la maggior parte di queste patologie dovrebbe scomparire del tutto, ma una regolare visita medica rimarrebbe comunque ordinaria routine.

Una volta completata l’integrazione degli ex-senzatetto nella loro nuova comunità e risolti i loro problemi medici, verrebbe loro dato un lavoro perfettamente regolamentato con reddito non inferiore ai € 1.400,00 mensili, un telefono cellulare con le funzioni di base e verrebbe loro assegnato un conto bancario dove depositare il proprio stipendio assieme ad una carta di debito con cui spenderlo. La carta avrebbe determinate limitazioni particolari, quali l’impossibilità di prelevare più di una somma relativamente molto bassa di contante in meno di 24 ore e la limitazione al suo uso per attività di gioco d’azzardo o l’acquisto di alcolici. Arrivati a quel punto, essenzialmente, ci sarebbe un flusso di denaro tale da garantire la stabilità economica della comunità.

Sarebbe un compito delegato alle Forze Armate quello di, una volta individuati nei diversi comuni d’Italia i senzatetto da schedare, offrire loro un primo aiuto e trasportarli con i mezzi che hanno a disposizione presso i centri in questione. È assolutamente necessario che ogni senzatetto trovato ed invitato a seguire i militari addetti al suo trasporto verso il luogo che lo accolga sia informato immediatamente del come e del perché egli stia venendo trasferito altrove. È, inoltre, mandatorio che nessun obbligo sia posto nei confronti dei senza fissa dimora e che venga fatto loro presente che, nonostante tutti gli aiuti offerti, ha completa libertà di scelta riguardo al farsi aiutare o all’ignorare la proposta fattagli dallo Stato.

  1. Struttura, localizzazione, impatto ambientale e dimensioni dei centri.

Vista la disposizione irregolare dei 96.197 senzatetto in Italia, possono essere identificati 3 principali luoghi ove sarebbe logisticamente più consono edificare: l’area di Milano, l’area di Roma e l’area di Napoli. Questi 3 centri verranno dunque definiti per comodità “A” (situato presso Milano), “B” (situato presso Roma) e “C” (situato presso Napoli). Per ragioni logistiche, i centri ospiteranno rispettivamente:

A.    32.757 ex-senzatetto.

B.     48.106 ex-senzatetto.

C.     15.334 senzatetto.

Questa disposizione tiene conto sia della posizione geografica dei senza fissa dimore, dunque della semplicità del loro trasporto, che della necessità di non rendere i centri troppo grandi, al fine di evitare problemi di gestione. Visti i numeri di abitanti che i centri avranno, alquanto simili a quelli di piccoli o medi comuni, è auspicabile che prendano in seguito lo status legale di comune e che diventino gestionalmente autonomi.

Il centro A potrebbe essere costruito ad est dell’aeroporto di Milano-Linate (LIML), cosa che potrebbe essere legata in seguito ad un’implementazione della struttura logistica dell’hub tramite proprio questa nuova manodopera. Il centro B potrebbe essere costruito fuori ma comunque nei pressi del Grande Raccordo Anulare (GRA) di Roma, presumibilmente nei campi a nord o a est della capitale, anche se un’altra valida opzione sarebbe quella di edificare tra la città e l’aeroporto di Fiumicino (LIRF) per le stesse ragioni del centro A oppure di farlo presso il porto di Civitavecchia, hub logistico di crescente importanza dal 2005. Il centro C, invece, a causa delle note problematiche del territorio legate all’intensa urbanizzazione e all’attività sismico-geologica pericolosa, dovrà essere edificato relativamente lontano dalla città di Napoli, presumibilmente tra la città partenopea e Salerno, anche questo uno svincolo logistico di rilievo che collega la parte settentrionale della penisola al sud, quindi di fondamentale importanza.

Considerato che, come già esposto in precedenza, la maggior parte di loro vive in solitudine, sarebbe consono pianificare gli spazi abitativi provando a far vivere insieme sia i nuclei familiari già formati che coloro a cui gioverebbe psicologicamente la convivenza con altri. Per questi motivi, ha senso dividere la tipologia di strutture in 3 principali categorie. Tutte sarebbero strutturalmente pressoché identiche, fatte per durare e che facciano entrare molta luce nelle camere, visti i suoi effetti terapeutici13 (tra cui anche la cura di patologie legate alla pelle e varie conseguenze positive sull’umore). Tutti gli edifici avrebbero la stessa progettazione di base, cioè un palazzo di 20 piani con terrazza con giardino accessibile sul tetto e in cui ogni piano ospiterebbe 4 appartamenti (tranne il piano terra, che rimpiazzerebbe i due appartamenti affacciati sulla strada con attività commerciali). Le tre categorie avranno quindi come principale differenza il numero di persone accolte all’interno dei loro appartamenti e la dimensione degli appartamenti stessi. Le categorie degli edifici saranno le seguenti:

I.            Edificio di 20 piani con 2 attività commerciali e 78 appartamenti da 40 m2 per l’accoglienza di 2 individui per appartamento e 156 individui totali.

II.            Edificio di 20 piani con 2 attività commerciali e 78 appartamenti da 25 m2 per l’accoglienza di 1 individuo per appartamento e 78 individui totali.

III.            Edificio di 20 piani con 2 attività commerciali e 78 appartamenti da 75 m2 per l’accoglienza di 5 individui per appartamento e 390 individui totali.

Per fini finanziari e logistici, risulterebbe un buon compromesso quello di edificare i centri costruendo per il 50% edifici di tipi I, per il 32,5% quelli di tipo II e per il 17,5% quelli di tipo III. Tuttavia, queste ultime disposizioni sono basate su stime e dovrà essere l’autorità incaricata del progetto a decidere in definitiva secondo quali criteri avviare la costruzione. Una buona idea può essere quella di trarre vantaggi dalle esperienze sovietiche del secolo scorso, che proprio con l’obiettivo di fornire una casa a tutti i cittadini ha trovato soluzioni pratiche pensate per rendere la comunità molto unita e la casa solo un luogo di riposo. Il concetto sovietico di casa, chiaramente, è in antitesi a quello italiano dal punto di vista culturale, ma sarà sicuramente possibile trovare soluzioni che favoriscano sia il senso di comunità locale (ad esempio, costruendo piccoli parchi attrezzati anche per l’attività fisica tra i palazzi dove passare il tempo o altri luoghi in cui incontrarsi per scopi di socialità) che di accoglienza e calma all’interno del proprio nuovo appartamento.

In base a queste premesse, vi dovrebbero essere un numero totale di 1.208 edifici ripartiti nel seguente modo:

Centro A (con 9,09% degli appartamenti totalmente o parzialmente vuoti previsti, cioè 2.916 posti):

–          206 di tipo I.

–          134 di tipo II.

–          74 di tipo III.

Centro B (con 8,76% degli appartamenti totalmente o parzialmente vuoti previsti, cioè 4.212 posti):

–          301 di tipo I.

–          196 di tipo II.

–          105 di tipo III.

Centro C (con 8,75% degli appartamenti totalmente o parzialmente vuoti previsti, cioè 1.344 posti):

–          96 di tipo I.

–          62 di tipo II.

–          34 di tipo III.

A tal proposito, è necessario assicurarsi che tutto il progetto coincida con le politiche nazionali di tutela ambientale. Proprio per questo motivo l’intera area su cui verrà edificata la concretizzazione della proposta sarà molto ben fornita di alberi e spazi verdi. È stimato che il costo di abbastanza alberi da poter assorbire più del triplo delle quantità di CO2 prodotte quotidianamente dagli abitanti del centro sia, ad ogni modo, minimo rispetto ai prezzi di costruzione totali dei tre progetti. Altro costo superficiale sarebbe quello per fornire di pannelli fotovoltaici con annesse batterie di accumulo per tutti gli edifici dei tre centri, cosa che garantirebbe anche una certa indipendenza energetica con costi dell’energia molto più abbordabili rispetto alla media nazionale per i nuovi inquilini.

La costruzione del centro sarebbe affidata quantomeno in gran parte alle risorse e alla manodopera disponibile presso le varie armi del genio delle Forze Armate italiane, cosa che risparmierebbe ingenti quantità di denaro pubblico e permetterebbe di lavorare a velocità di molto maggiori, considerando che le armi del genio contano migliaia di militi fra i loro ranghi, inclusi coloro che hanno le capacità di progettare in modi pratici quanto funzionali i tipi di edifici richiesti e non solo.

La presenza di così tante attività commerciali nei centri potrà, inoltre, essere sfruttata per offrire un lavoro interno alla comunità e quindi generare un ciclo economico di ridistribuzione della ricchezza sano e volto alla crescita costante. Questi spazi potranno essere usati per gestire le necessità fondamentali dei futuri ex-senzatetto, quali studi medici, dentistici, minimarket ecc., quanto anche attività secondarie dalla quotidiana importanza come fornai, barbieri, ristorazione, farmacie ecc.

  1. Piano finanziario.

Senza consultare periti o dati concreti affidabili, è difficile giudicare. Tuttavia, considerano i costi di costruzione, quelli della logistica e gli stipendi che dovranno essere pagati almeno per 2 anni, si può stimare con una certa sicurezza che i costi totale potrebbero variare da un minimo di 150 milioni di euro ad un massimo di un miliardo di euro, se dovesse venir deciso di utilizzare materiali, tecnologia e tecniche di punta (cosa assai improbabile su larga scala). Per le leggi finanziarie italiane, il costo sarebbe dunque da ripagare in maniera rateale in un arco di tempo che può variare dai 2 ai 5 anni.

Supponendo un ipotetico investimento totale di 1 miliardo e 250 milioni di euro, il costo annuale sarebbe di 250 milioni di euro. Questa cifra è perfettamente accettabile, considerando che il valore del lavoro degli ex-senzatetto dovrebbe aggirarsi intorno ai € 30.000 annui, dunque circa 4 miliari di euro totali per ogni anno lavorativo. Dopo aver terminato i 5 anni di lavori, in pratica, i guadagni economici netti totali stimati saranno di poco meno di 19 miliardi di euro, di cui presumibilmente circa poco più di 8 miliardi e mezzo finiranno direttamente nelle casse dello Stato italiano.

Con tali numeri, si può dire con sicurezza che lo stesso piano di investimenti potrebbe essere usato per risolvere in maniera permanente la questione dei senza fissa dimora in Italia e non solo, sponsorizzando tale modello all’estero dopo un’eventuale conferma del successo da parte dell’autorità preposta a guidarlo.

  1. Note e riferimenti.

1.      http://dati-censimentipermanenti.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCSS_SENZA_TETTO

2.      https://www.istat.it/it/archivio/263034

3.      https://www.istat.it/it/archivio/281565

4.      http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=31392

5.      Tabella riassuntiva della presenza di senzatetto in Italia:

6.      https://it.wikipedia.org/wiki/Senzatetto#Italia

7.      https://www.repubblica.it/venerdi/2022/07/29/news/finlandia_homeless_case-359123712/

8.      https://www.ilmessaggero.it/mondo/finlandia_senzatetto_hiusing_fisrt_cos_e_case_gratis_news_oggi-6750371.html

9.      https://www.ilpost.it/2019/06/04/finlandia-senzatetto/

10.      https://www.lasvolta.it/2920/mai-piu-senzatetto-il-modello-finlandese

11.      https://www.internazionale.it/notizie/jon-henley/2019/06/07/finlandia-senza-dimora-housing-first

12.      https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK218236/

13.      https://www.airc.it/cancro/prevenzione-tumore/il-sole/raggi-del-sole


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