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non ne posso più dell’insegnamento









El nuevo invento “Non ne posso più dell’insegnamento” está revolucionando la forma en que se imparte la educación en español. Esta innovación educativa promete transformar las aulas y ofrecer una enseñanza innovadora que se adapte a las necesidades de los estudiantes del siglo XXI.

Con la incorporación de herramientas educativas de última generación, este invento hace uso de la tecnología en la educación para ofrecer una experiencia de aprendizaje más efectiva e interactiva. Los estudiantes podrán disfrutar de una educación del futuro que les permita desarrollar sus habilidades y conocimientos de manera más eficiente.

La clave de este invento radica en su capacidad para mejorar la educación mediante la personalización del aprendizaje. Cada estudiante podrá avanzar a su propio ritmo y recibir una atención más individualizada por parte de los docentes. Esto se traduciría en una mejora educativa significativa, ya que se adaptaría el proceso de enseñanza a las necesidades específicas de cada alumno.

Además, “Non ne posso più dell’insegnamento” fomenta el trabajo colaborativo y el pensamiento crítico, habilidades esenciales para el éxito en el mundo actual. Los estudiantes podrán participar en proyectos grupales y desarrollar su creatividad a través de actividades diseñadas específicamente para poner en práctica lo aprendido.

En resumen, este nuevo invento educativo representa una oportunidad única para transformar la educación en español y ofrecer a los estudiantes una experiencia de aprendizaje más enriquecedora y efectiva. Con la implementación de este sistema innovador, la educación dará un paso adelante hacia el futuro.









La mia prima esperienza nel mondo del lavoro è iniziata due anni fa in una scuola paritaria. Mi ero laureato da qualche mese in filologia classica e non potevo credere che, a distanza di così poco, il mio sogno si stava avverando. Tra l'altro avrei insegnato proprio le materie che avevo studiato più approfonditamente all'università, il latino e il greco, e che sono state sempre la mia passione (fin da quando a 14 anni ho iniziato il liceo classico).

Purtroppo quello che ho vissuto come insegnante è stato molto lontano dalle mie aspettative. Ho visto una scuola radicalmente mutata e diversa da quella che avevo vissuto come studente (mi sono diplomato nel 2016): oltre alle modifiche strutturali (per esempio l'obbligatorietà della scuola lavoro e la modifica dell'esame di stato), tutte cose che secondo me hanno enormemente peggiorato la scuola italiana e la qualità dell'insegnamento, a colpirmi di più è stato l'atteggiamento dei genitori/alunni. La barra genitori/alunni sottolinea proprio la simbiosi che c'è tra i due, una simbiosi spaventosa. Ragazzi di 17 anni che vengono trattati come bambini di 10, che vogliono sentirsi dire bravo o prendere 9/10, soprattutto se hanno "studiato" (e studiare per loro può essere anche semplicemente leggere gli appunti del compagno un giorno prima), genitori pronti a difenderli a spada tratta, mettendo in discussione continuamente il tuo operato. Ovviamente qualche piccola eccezione c'è. Qualcuno mi ha detto "ma la scuola privata è così", però ho notato che tante esperienze del genere sono condivise da docenti della statale.

Inutile dire che del latino e del greco me ne sono fatto molto poco. Molto più utile invece la pseudopsicologia, cioè una psicologia improvvisata dai docenti per placare i malumori degli studenti, spesso una malcelata forma di compiacimento verso i genitori, che alimenta così quell'infantilizzazione da loro perpetrata. Mi sono trovato spesso senza voce e senza parole di fronte a studenti che mi accusavano di averli aiutati poco o di non averli considerati abbastanza, io che di parole ci vivo (sono un filologo). Mi hanno che sono troppo sensibile, ma io credo piuttosto di essere una persona che non vuole scendere a compromessi e che vorrebbe un lavoro che, un minimo, lo gratifichi.

Dopo 2 anni di supplenza mi sono iscritto nelle GPS delle scuole pubbliche, ma non sono stato convocato. Aspetto una chiamata, ma con una certa rassegnazione e, soprattutto, con la decisa convinzione che non voglio spendere 2000 per un corso abilitazione – fuffa. Non li ho e preferisco investire in un altro master. Preferisco lavorare d'estate e non avere le ferie piuttosto che questo. Ma che alternativa c'è?

Sto sondando il terreno per lavorare nel campo delle biblioteche e degli archivi. Mi incuriosisce anche l'informatica umanistica, ma la vedo ancora poco applicabile in Italia, dove siamo indietro anni luce. Soprattutto, voglio ricominciare a coltivare le mie passioni letterarie, ma fuori dalla scuola, in un ambiente protetto. Forse non sono empatico abbastanza per stare dietro agli adolescenti, forse è questo, e voglio lasciare il compito a chi se ne intende o a chi è disposto a rinunciare a tutto il resto (benessere mentale, stabilità economica) per farlo). La vita è una sola e la voglio vivere pienamente.

Chiedo: qualcuno nella mia stessa situazione, che si è reinventato o sta pensando di farlo? Mi piacerebbe davvero che condividiate la vostra esperienza.


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